Di Sanzo denuncia: per italiani all’estero, nipoti senza cittadinanza

Un colpo durissimo per le comunità italiane nel mondo. È così che molti rappresentanti e osservatori stanno definendo il nuovo decreto sulla cittadinanza approvato dal governo Meloni, che di fatto introduce limiti senza precedenti per il riconoscimento della cittadinanza italiana ai discendenti degli italiani emigrati all’estero.

A lanciare l’allarme con un intervento appassionato alla Camera è stato l’On. Christian Di Sanzo, Deputato eletto in Nord e Centro America: «Il governo ci riporta indietro agli anni ’80, quando in Italia non esisteva la doppia cittadinanza. Le condizioni, stabilite dal decreto, per gli italiani all’estero per trasmettere la cittadinanza italiana ai propri figli e nipoti sono durissime. Da oggi, se i genitori hanno la doppia cittadinanza, i figli potranno essere cittadini italiani solo se i genitori hanno vissuto due anni continuativi in Italia prima della nascita del figlio; in pratica tutti i figli di italo-americani e italo-canadesi non avranno la cittadinanza italiana, a meno che i genitori non abbiano vissuto in Italia – un decreto durissimo voluto dal governo Meloni, che avrà l’effetto di distruggere le nostre comunità di italiani all’estero. La cittadinanza non sarà quindi più trasferibile ai nipoti anche per tutti gli italiani che emigrano oggi e vanno a vivere all’estero, in sostanza nel giro di una generazione le nostre comunità all’estero andranno a scomparire».

Ma non è tutto. Il decreto blocca anche le pratiche per il riconoscimento della cittadinanza per discendenza al 27 marzo 2025, facendo salve solo quelle già presentate. «Abbiamo ottenuto – grazie a un emendamento del Partito Democratico – la salvaguardia di chi aveva già un appuntamento fissato. Il minimo che si potesse fare per evitare di passare come il solito paese di pulcinella, dove si promette prima una cosa a persone che spendono migliaia di euro per ottenerla e poi si annulla tutto dicendo che semplicemente si era scherzato».

Altro punto critico riguarda la registrazione dei figli nati all’estero: con il nuovo decreto, i figli andranno registrati entro un anno dalla nascita, altrimenti si perderà il diritto automatico alla cittadinanza. L’On. Di Sanzo ha quindi lanciato un appello urgente: «Chi ha figli minori e non ha ancora provveduto deve farlo entro il 31 maggio 2026. Dopo, non sarà più possibile garantire loro la cittadinanza italiana».

Unica nota positiva – e non priva di contraddizioni – è la possibilità di riacquistare la cittadinanza per chi l’ha persa prima del 1992, quando l’Italia non permetteva la doppia cittadinanza. «Una conquista che fortemente rivendichiamo come Partito Democratico per il lavoro che abbiamo fatto su questo tema». Lo stesso Di Sanzo aveva infatti presentato una proposta di legge per permettere il riacquisto poco dopo la sua elezione. «Una conquista che però così come approvata resta incompleta: chi la riacquista non potrà trasmetterla ai propri nipoti – un mezzo risultato per i tanti italiani che speravano in questa misura».

Nel suo intervento conclusivo, Di Sanzo ha lanciato un messaggio forte alla maggioranza: «Oggi è il giorno dell’inizio della fine di una eredità culturale, politica, storica delle nostre comunità all’estero – comunità che non capite come poter integrare nel sistema paese, comunità di cui avete paura e che non sapete come rendere partecipi, se non a parole quando andate a cercare il loro voto. Spero che gli italiani all’estero si ricordino il nome della presidente Giorgia Meloni – il nome di colei che ha decretato la fine delle nostre comunità. Noi invece, come Partito Democratico, crediamo in un’idea fondamentalmente diversa del mondo, in un mondo in cui l’esperienza internazionale dei nostri giovani e’ un valore e non demerito, in un mondo in cui si puo’ essere cittadini di piu’ paesi e costruire ponti tra l’Italia e l’estero».

Il decreto è legge. Ma la battaglia per difendere il diritto di essere italiani nel mondo è tutt’altro che chiusa. La comunità expat è chiamata ora a reagire, a informarsi e – soprattutto – ad agire.

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Il nostro obiettivo principale è stato da sempre e rimane quello di elevare l’immagine dell’Italia come leader mondiale in termini di qualità, autenticità e innovazione culinaria.

Ci impegniamo a sostenere le aziende italiane, sia quelle affermate che quelle emergenti, nella loro crescita sul mercato statunitense.

Attraverso il Padiglione Italia ai Fancy Food Shows, ad esempio, miriamo a creare opportunità, rafforzare i legami commerciali e promuovere partnership professionali a lungo termine.

Quest’anno, i visitatori saranno immersi in un vivace viaggio sensoriale e culturale, grazie alle numerose attività di showcooking ed eventi.

All’insegna del nuovo concept “ITALIA the Art of Taste”, dove l’arte incontra la cultura gastronomica italiana, il Padiglione invita gli ospiti a esplorare non solo i sapori straordinari, ma anche l’anima artistica del nostro Paese.

Più che una semplice esposizione, è una celebrazione della passione senza tempo dell’Italia per l’eccellenza.

In che modo è cambiata, in questi ultimi due decenni, la percezione del Made in Italy nel mercato americano e come si è evoluto l’approccio delle imprese italiane?

Il ruolo dell’Italia al Summer Fancy Food Show si è evoluto in modo significativo, riflettendo la profonda dedizione del nostro Paese alla qualità e all’innovazione.

Nel corso degli anni abbiamo assistito a un aumento costante non solo del numero di aziende partecipanti, ma anche della diversità dei prodotti e delle regioni rappresentate.

Dagli artigiani tradizionali alle moderne startup, le aziende italiane continuano ad abbracciare questa piattaforma per connettersi con il mercato statunitense.

Ciò che spicca quest’anno è la dimensione e l’inclusività del Padiglione. Accanto a regioni che tornano come Liguria, Piemonte, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, siamo orgogliosi di dare il bentornato a Sardegna, Marche e Lazio dopo diversi anni, rafforzando la nostra missione di rappresentare tutta la ricchezza regionale della gastronomia italiana.

Che criteri utilizzate per selezionare e accompagnare le aziende italiane nelle fiere internazionali? E quali sono gli errori più comuni che cerca di far evitare?

Passo dopo passo, abbiamo visto crescere imprenditori, distretti e consorzi italiani, che nel tempo hanno compreso l’importanza di raccontare la storia del proprio prodotto attraverso la presentazione delle loro produzioni sempre più ricercate negli ingredienti e nel packaging; oggi più che mai gli Stati Uniti sono affascinati dalle storie del Made in Italy.

Noi siamo sempre a fianco delle nostre aziende per fornire consigli e suggerimenti per i loro progetti di sviluppo internazionali, oltre a fornire informazioni sulle varie normative vigenti.

Il cibo italiano rappresenta uno standard di eccellenza negli Stati Uniti, pertanto rappresentano una destinazione preferenziale per le imprese che intendono sviluppare il loro export.

Negli ultimi anni si è parlato sempre più spesso di autenticità e di lotta all’italian sounding. Quanto conta oggi, nelle fiere come il Fancy Food, raccontare non solo il prodotto, ma anche chi c’è dietro?

Conta tantissimo!

Gli americani adorano la cucina italiana e le specialità del cibo italiano, hanno svolto un ruolo storico importante nella diffusione del gusto per i sapori globali negli Stati Uniti.

Oggi, in uno scenario di crescente mutamento delle abitudini alimentari dei consumatori, i prodotti italiani autentici e innovativi continuano ad essere influenti su tutti i canali di distribuzione. La gastronomia italiana è la massima espressione della dieta mediterranea ed i controlli che il nostro Paese effettua sulle materie prime e le loro produzioni rende il prodotto Made in Italy un’indiscutibile fonte di qualità e salute.

Quali sono, secondo lei, le sfide principali che le aziende italiane dovranno affrontare nei prossimi anni per restare rilevanti sui mercati internazionali?

L’Italia da sempre ha dimostrato di avere le idee chiare, siamo stati tra i primi a comprendere l’importanza della sostenibilità, il mutamento delle esigenze del consumatore, pensiamo all’evoluzione del packaging, e poi innanzitutto all’essenzialità di mantenere standard di qualità e genuinità al top, la mia esperienza mi fa dire che l’Italia continuerà ad essere leader del settore Food&Beverage negli USA.

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